Si conclude Musica distante di Emanuele Trevi, vero gioiello che indaga sul manifestarsi delle sette virtù in arte e in letteratura come principî che informano e ispirano la nostra vita.
FORTEZZA e TEMPERANZA. Trevi apre questa parte finale del saggio citando il Convivio di Dante come esempio di meditazione morale sulla ragione alla quale vanno sottoposti gli appetiti umani. Nella metafora dantesca, il “buono cavaliere” sa utilizzare “lo sprone e il freno”, discernendo in modo adeguato quando avanzare e quando trattenersi. Fortezza e temperanza sono quindi, nella visione di Trevi, virtù che mitigano gli istinti, come ci è dato di vedere nei due quadri di Botticelli La Fortezza e Pallade doma il Centauro, entrambi conservati agli Uffizi: così come la fortezza pittorica emana “un’energia serena”, “la temperanza è il luogo della convivenza e della molteplicità dei desideri e delle nature”. Temperare significa esercitare un’azione pacificatrice che non si oppone ad alcun aspetto della vita ma lo accoglie e lo allevia, addolcendolo.
L’autore individua questo stesso prezioso equilibrio in due figure poetiche: una è l’eroe di Yeats nella poesia Un aviatore inglese prevede la sua morte (An Irish Airman Foresees His Death). Il pilota vive un “impulso di gioia”, non perché ami combattere ma perché dotato di quella “leggerezza eroica” di chi non trattiene il passato né cerca il futuro. “La sua forza è la possibilità di risiedere pienamente nella purezza di un momento presente”, scrive Trevi. L’altra figura ricordata è l’uomo orfico di Rilke, “anch’egli capace di permanere in equilibrio all’incrocio di forze contrarie, di dire «io scorro» alla terra immobile, ma anche «io sono» all’acqua che scorre. (Sonetti a Orfeo, II, XXIX)
Sempre indagando sul momento presente come luogo di piena attuazione dell’esistenza, Trevi nota come la fortezza, nel Cristianesimo, nasca dalla condizione di inermità. La consapevolezza del nostro essere indifesi ci mette in grado di attingere alla vera forza, quella che nella spiritualità cristiana proviene da Dio. A questo proposito, l’autore richiama il Diario di Etty Hillesum, scoperto nel 1981 e contenente la straordinaria esperienza di trascendenza di una giovane donna ebrea internata in un campo di sterminio durante la 2a Guerra Mondiale. Non religiosa, Etty scopre nella più atroce delle prigionie la più assoluta delle libertà. La resa incondizionata all’ineluttabilità del destino le permette di amare la vita in tutte le sue sfaccettature, compresa quella del male. Nella sua solitudine, apprende “la fondamentale inermità del prossimo, amico o nemico, e il valore altissimo che in questa universale inermità assume ogni ora della vita.” Ecco dunque che l’aspetto temporale dell’esistenza scompare. Scrive Etty nel suo diario: «Chi riposa in se stesso non tiene conto del tempo; una vera maturazione non puo tener conto del tempo».
L’uomo da lei amato, Julius Spier, le ha regalato un Vangelo. A questo la giovane donna ricorre, scoprendo il precetto cristico di “vivere come un giglio del campo”. Nel presente, fa notare giustamente Trevi, finisce la morte, al punto che Etty può arrivare ad affermare che «forse non c’è neanche tanta differenza tra essere dentro o fuori da un campo». La sua forza risiede nella sua assoluta indipendenza dal contingente, pur vivendone ogni aspetto terrestre e doloroso.
Etty, come indica Trevi, è riuscita in quello a cui sommessamente aspira ognuno di noi, ha riscoperto e coltivato in sé “il silenzio divino che abita il fracasso delle cose”, l’essere immutabile al di là delle transitorie apparenze del mondo.
Per tale motivo, la musica distante -che dà il titolo a un’opera letteraria il cui intento dichiarato in copertina è quello di una meditazione-, non è solo l’antica ballata irlandese citata a proposito de I morti di Joyce. Quella musica è anche, e soprattutto, un richiamo. Presente in ogni semplice, umile momento del nostro vivere quotidiano, questa musica sottile eppure incommensurabile è l’aspetto sacro, insondabile dell’esistenza, la melodia silenziosa dell’eterno, di cui siamo effimera manifestazione.
Ludovica Valentini
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