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Raccontare è restituire: “Musica distante”, di Emanuele Trevi

Indagando sul manifestarsi delle sette virtù cristiane in arte e in letteratura, nel suo saggio Musica distante Emanuele Trevi (Roma 1964) definisce il racconto un atto di giustizia: raccontare è restituire ciò che fu perduto.

Molte le suggestioni contenute nel raffinatissimo saggio Musica distante, di Emanuele Trevi (Roma, 1964), un gioiello letterario pubblicato nel 2012. Ricordando il Calvino saggista di Lezioni americane, opera che esplora testi letterari a partire da categorie come leggerezza, rapidità o esattezza, Trevi prende spunto dalle sette virtù cristiane – fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza – per indagarne la presenza nell’arte e nella letteratura (dunque nell’esistenza) con l’intento di restituire loro senso o addirittura inventarne uno nuovo. Ricercare il valore delle virtù come principî ispiratori e consolatori significa risalire la corrente, colmare il lento svuotarsi delle parole, l’appiattimento progressivo della lingua, il diluirsi dei significati. Tale risalita avviene mediante un linguaggio che congiunge in modo impalpabile e sottile l’immanente con il trascendente, la materia con lo spirito, il corpo con l’anima, utilizzando esempi artistici e letterari dove al lettore viene offerto il raro privilegio di osservare, vive e vivificanti, le sette virtù in azione.

Si è trattato di ricucire intorno al profilo evanescente di sette nomi le idee che potessero combaciare con il loro vuoto, con l’aiuto dei molteplici fili offerti da alcune opere d’arte e di letteratura, nelle quali fosse possibile scorgere il barbaglio solitario di una virtù.

FEDE. Così, ad esempio, per la fede l’autore richiama la favola di Amore e Psiche narrata da Apuleio nell’opera L’Asino d’oro. Se ogni discorso di fede ruota intorno alla “necessità dell’invisibile”, all’ “accettazione di un ordine della realtà sottratto alla verifica dell’esperienza”, tale necessità e accettazione richiedono una rinuncia: Psiche può essere sposa di Amore solo a costo di giacere con lui nell’oscurità senza mai vedere il volto dell’amato. Ma la giovane consorte viola il voto, e Amore fugge per sempre. La ribellione costituita dall’atto del vedere precipita Psiche nella notte della solitudine in cui nulla è più percepibile, la dolorosa notte oscura di cui parlano mistici come San Juan de la Cruz.

Un corridoio scuro è altresì parte dell’itinerario Lily Briscoe in To the Lighthouse di Virginia Woolf. Nell’oscurità e nell’assenza della signora Ramsay, soggetto del quadro, la composizione del ritratto da parte di Lily è un cammino di fede assoluta, in cui l’artista non cerca di emulare una verosimiglianza ma piuttosto di lasciar rivelare una verità, quella dell’oggetto amato e ormai perduto (Woolf lascia intendere al lettore che la signora Ramsey muore). La fede è dunque percorso nel buio pervaso e alimentato dalla speranza del ritorno e del ricongiungimento.

(continua)

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3 risposte a "Raccontare è restituire: “Musica distante”, di Emanuele Trevi"

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  1. Un gioiello letterario pubblicato nel 2012, “Musica distante” affascina il lettore fin dalle primissime linee. La mappatura di Emanuele Trevi, il suo percorso di scrittura consentono di percepire ed apprezzare a fondo quel “barbaglio di virtù” così indispensabile a tutti noi nel mutevole cammino dell’esistenza.

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