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28 ottobre 1922, marcia su Roma: Elena Loewenthal la ricorda in “Conta le stelle se puoi”

Molte le testimonianze che ci giungono attraverso la Storia e la narrativa degli anni in cui il fascismo ascese al potere in Italia. Qui ricordiamo la marcia su Roma, avvenuta il 28 ottobre 1922, attraverso le parole di Elena Loewenthal nel suo romanzo Conta le stelle se puoi.

Sono numerose le testimonianze che ci giungono attraverso la Storia e la narrativa degli anni in cui il fascismo ascese al potere in Italia. Nel suo romanzo Conta le stelle se puoi, Elena Loewenthal (Torino, 1960) narra la vicenda di una famiglia ebraica piemontese, dagli inizi del patriarca Moise Levi, venditore di stracci, fino alla prosperità torinese e alle generazioni di oggi. Per loro e per tutti quelli che perirono nei terribili anni delle persecuzioni razziali e della guerra, l’autrice sceglie di “inventare” un destino diverso, non crudele ma benevolo, immaginando una svolta imprevista della Storia che forse avrebbe cambiato tutto ma che, come sappiamo, in realtà non avvenne. Qui ricordiamo brevemente la marcia su Roma, avvenuta il 28 ottobre 1922, attraverso i pensieri del vecchio Moise, protagonista del romanzo.

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I corvacci neri della marcia su Roma gettarono un’ombra pesante su tutto. Sull’amore di Perla e Luigi, sul futuro dei figli e dei nipoti e dei pronipoti di nonno Moise. L’Italia, Torino, la casa di via Maria Vittoria, l’ufficio non sembravano più gli stessi, dopo il 28 ottobre del 1922. Tutto si avvolse di una cupa estraneità, come se l’Italia e la sua storia, passata, presente e futura, stessero per dare un calcio a quella dei Levi, a quella già vissuta e a quella ancora da venire.

-Am pisu pròpi nen, – ripeteva nonno Moise ogni mattina, dopo aver sfogliato il giornale. Non aveva più bisogno di specificare «chi», né a se stesso né a Cesira che come sempre gli stava accanto, in piedi, una mano ben ferma sulla spalla, mentre lui leggeva le notizie. Era preoccupato per i fascisti, anche se quel Mussolino lì con la sua camicia nera prometteva un futuro rosa per tutti. Ordine e stabilità e treni puntuali e amor di patria. Nonno Moise la patria l’amava sin da quando quel brutto muso aveva ancora da venire al mondo (e avrebbe fatto meglio a non venirci, pensava sempre dietro quel pensiero). Non c’era nessun bisogno che arrivasse quello lì con ij sò curvajass, i suoi corvacci, a spiegare a lui, Moise Levi, che cos’è l’amor di patria.

Tratto da Conta le stelle se puoi, di Elena Loewenthal (Torino, Einaudi, 2008).

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