Un ritratto inedito del geniale artista lombardo da parte di un artista siciliano altrettanto geniale: Andrea Camilleri, scomparso il 17 luglio di quest’anno.
Malta, 26 luglio 1607: un pittore di nome Mario Minniti viene processato sotto l’accusa di bigamia. Teste a discarico è l’amico Michelangelo Merisi detto Caravàggio (Milano 1571-Porto Ercole 1610), pittore egli stesso, il quale dichiara di essere arrivato sull’isola quindici giorni prima, cioè tra il 10 e l’11 luglio di quell’anno.
Quesi dati ci giungono da Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925–Roma 2019), scrittore amato dal pubblico italiano e internazionale, che nel libro Il colore del sole traccia una ricostruzione del soggiorno maltese di Caravàggio e della sua fuga dall’isola fino a riparare in terra siciliana. Caravàggio infatti è sbarcato a Malta per sfuggire a una condanna per omicidio emessa contro di lui a Roma, ma il geniale artista, nominato Cavaliere di Grazia dal Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta, finirà comunque incarcerato nel Forte isolano di Sant’Angelo.
La biografia di Caravàggio è per taluni versi misteriosa; scrive infatti Camilleri che “finora la ragione dell’imprigionamento […] a Malta è rimasta sempre abbastanza oscura. Come inspiegabile è stata la sua evasione dal Forte di Sant’Angelo.”
Sono tali incognite ad innestare il racconto dell’autore siciliano, che si cimenta in un ritratto intimo di Caravàggio basandosi su scritti inediti dell’artista di cui, nella fiction del libro, entra in possesso. Riproduciamo alcuni frammenti:
… il miserabile Cavaliero di Giustizia disse a fra’ Raffaele d’aver saputo da Aloysio che per dipignere lo teschio de lo San Gerolamo scrivente io averia mescolato li colori anco un poco de lo mio seme naturale, dopo avere evocato lo dimonio. Tale ridicol accusa bastò a farmi rinchiudere ne lo Forte di Sant’Angelo. In vano supplicai d’esser ascoltato da lo Gran Mestro per difendermi ispiegando la verità…
E’ l’amico Mario Minniti a venire in soccorso, organizzando la fuga e dando a Caràvaggio precise istruzioni:
… Udite le prime cannonate che davan inizio a lo torneo io posemi come convenuto alla finestra. Del torneo io non potea niente vedere perché svolgevasi a ponente, mentre vedea benissimo a levante lo mare alquanto mosso ma libero da vele e barche. Doppo una hora che aspettava vidi, come per magia, correr sopra a l’acque un caicco stretto e longo con quattro remadori et uno homo ritto a poppa.
… in quello preciso momento lo giovine ignudo, che hora mi stava di faccia, piegossi lentamente tutto a l’indietro come mai averia pensato potea farlo corpo humano sanza perdere l’equilibrio et a l’indietro cadere, nel contempo alzando al cielo quella che m’era parsa bara di ferro e che solo hora capii essere una fiocina. […] Liberato lo capo della corda et assicuratolo a uno ferro della finestra, buttai in mare la fiocina e, messomi ignudo, tenendo la croce di cavaliero infra i denti, longo la corda mi calai.
La fuga naturalmente è opera della fantasia di Camilleri, che ne ricostruisce i momenti salienti in un italiano del ‘500 coniato ad arte. Si sa da fonti storiche che Caravàggio da Malta giunse in Sicilia, dove trascorse del tempo prima di recarsi a Napoli. Da qui tentò di raggiungere Roma, ma come è noto morì a Porto Ercole prima di completare il viaggio.
L’interesse dello scrittore consiste anche nel documentare il soggiorno siciliano dell’artista, regalando ai lettori rarità letterarie come questa: “Ho trascritto, perché le ho trovate assai curiose, le pagine riguardanti l’incontro del pittore con Mario Tomasi, il capostipite della famiglia dell’autore del Gattopardo.”
Camilleri compose questo racconto su invito della curatrice di una grande mostra dedicata a Caravàggio tenutasi a Düsseldorf nel 2006. Dal Forte Sant’Angelo l’artista era evaso il 6 ottobre 1608.
Ludovica Valentini

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