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Matera capitale culturale europea 2019: “Mille anni che sto qui”, di Mariolina Venezia

Il romanzo di Mariolina Venezia (Matera, 1961) racconta la vicenda dei Falcone, una famiglia di Grottole nei pressi di Matera. Dall’unità d’Italia alla caduta del muro di Berlino, da una terra arcaica alle grandi metropoli contemporanee.

Erano piú o meno le tre di pomeriggio del 27 marzo 1861 quando a Grottole, in quella parte della Basilicata che si trova circa cento chilometri all’interno delle coste pugliesi, si produsse un fenomeno che restò poi proverbiale. Sulla sua natura i grottolesi si interrogarono a lungo nelle ore successive, facendo congetture di ogni specie: per qualcuno era un miracolo, per altri stregoneria o con una sfumatura leggermente piú ortodossa tentazione del demonio, e solo per pochi, i piú istruiti, semplice manifestazione naturale […] Lo stesso giorno in cui Roma non ancora conquistata veniva designata capitale dell’Italia finalmente unita, a Grottole il primo ad accorgersi di questo fenomeno di altra natura ma non meno portentoso fu il piú piccolo di quelli della Rabbia, che si aggirava dalla parte della terra vecchia detta anche “s’rretiedd”, un serrato ammasso di strade e case dove il sole non batteva mai, con una zoccola legata a una fune e lo stomaco che gorgogliava dalla fame.

Stava tirando la zoccola che non lo voleva seguire quando vide un liquido giallo scendere lentamente dallo stretto del Saraceno, fermarsi in una piccola pozza nel selciato sconnesso, e proseguire scalino dopo scalino, scivolando sulle pietre lisciate dagli zoccoli dei muli, infilando vicoli e vicoletti fino a tuffarsi giú dalla scarpata. […] Tanta fu la curiosità che si lasciò sfuggire la zoccola e neanche se ne accorse. Si avvicinò al rigagnolo e lo osservò cosí da vicino che quasi ci metteva il naso dentro. Stava continuando a scorrere. Veniva giú con una consistenza fluida e viscosa, limpido e dorato sotto i raggi del sole, facendo qualche bolla grassa e riprendendo con piú forza come se la fonte di provenienza invece di seccarsi stesse crescendo.

Rocchino alla fine ci intinse un dito, lo annusò e poi lo assaggiò. Una smorfia gli contrasse il viso, di dolore o di piacere non si capiva. […]

Gli ultimi a sapere quello che stava succedendo furono i diretti interessati, cioè la famiglia Falcone, e ultimo fra gli ultimi il piú interessato di tutti, don Francesco Falcone in persona. Nella stanza piú alta della casa Concetta stava partorendo nuovamente. Il dolore era cosí forte e le grida cosí acute che le vibrazioni dovevano aver fatto scoppiare una a una tutte le giare conservate nel magazzino. Cosí, almeno, si disse. L’olio che contenevano si era versato giú attraverso i buchi tondi che servivano a far passare i gatti. Cinquanta quintali d’olio, quanti ne bastavano per un anno intero alla famiglia di don Francesco e a tutti i sottoposti.

Realismo magico, Storia, quotidianeità. Mille anni che sto qui ha il pregio di raccontare vicende di una parte d’Italia spesso dimenticata. Vengono alla mente antecedenti illustri: Carlo Levi con Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato da Einaudi nel 1945, e per quanto riguarda l’epopea di generazioni, I fuochi del Basento, di Raffaele Nigro, del 1987. Il romanzo di Mariolina Venezia è uscito per Einaudi nel 2006. Vincitore del Premio Campiello 2007, è stato tradotto in venti paesi.

Ludovica Valentini

Una risposta a "Matera capitale culturale europea 2019: “Mille anni che sto qui”, di Mariolina Venezia"

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  1. Realismo magico, Storia, quotidianeità. “Mille anni che sto qui” è un romanzo che ha il pregio di raccontare vicende di una parte d’Italia spesso dimenticata. Vengono alla mente l’antecedente illustre di Carlo Levi, “Cristo si è fermato a Eboli”, pubblicato da Einaudi nel 1945, e per quanto riguarda l’epopea di generazioni, “I fuochi del Basento”, di Raffaele Nigro, del 1987.

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