Premio Campiello 2004, il romanzo di Paola Mastrocola Una barca nel bosco narra le vicende di uno studente meritevole e le sue difficoltà nei diversi gradi dell’istruzione pubblica in Italia. Con finale a sorpresa.
Si ricomincia sempre tutto dall’inizio. Mai che si vada anche un po’ avanti. Alle medie rifai le cose delle elementari, al liceo rifai le cose delle medie e delle elementari, all’università le cose del liceo, delle medie, delle elementari… Chissà dove si faranno le cose dell’università.
Essere una barca nel bosco, come dice la zia Elsa al nipote Gaspare, vuol dire essere diverso, un po’ fuori luogo nel mondo che ci circonda. E Gaspare diverso lo è: gli piace da morire il latino, rimane incantato per ore su Terenzio e da grande vorrebbe fare il latinista. La sua strada però è disseminata di difficoltà e il traguardo appare irraggiungibile.
Insegnante di liceo, Paola Mastrocola (Torino 1956), narra in questo romanzo le peripezie di Gaspare Torrente, giovane studente pieno di talento e di buona volontà il quale, emigrato a Torino da un’isola del sud, cerca di integrarsi in un sistema scolastico che non stimola l’apprendimento ma invece appiattisce e promuove il conformismo. Con affettuosa ironia, l’autrice percorre con il protagonista le tappe dei suoi anni torinesi, dai primi giorni di scuola al liceo scientifico fino alla meta universitaria ed oltre; un percorso segnato da tentativi di adattamento e frustrazioni.
Secondo Grigori, cioè secondo il suo modesto parere, io sono fortunato perché adesso entrerà in vigore l’Ordinamento Nuovo, quello della Laurea Breve, e ci sarà il “tre più due”. Mi spiega che io posso ancora scegliere, abbandonare l’Ordinamento vecchio e optare per la Laurea Breve. Lui, come counsellor, me lo consiglia vivamente, così i primi tre anni studio le cose tecniche basilari, che mi danno subito una buona professionalità. Insiste molto sulla parola professionalità, dice che è tutto. Poi faccio una Tesi Brevissima e in un mesetto mi prendo la Laurea Breve. – Studenti brevi, capisce? – E anche qui ride da solo.
Eppure, la vita offre insospettabili vie che permettono di sopravvivere alla banalità e allo sfacelo: conclusa l’università e privato di uno sbocco professionale degno del suo talento, Gaspare creerà a sua insaputa il Bosco Mondo, un luogo fisico ma anche e soprattuto un principio alla base dell’esistenza, una forma di vita lontano dalla competizione e prossima alla Natura.
Vengono da me soprattutto uomini d’affari: vogliono farsi una propria foresta in casa, cioè vogliono imparare ad aspettare. All’inizio non capisco cosa dicano. Imparare ad aspettare che una pianta cresca, mi spiegano. – Sì, ma ci vogliono anni – dico. Appunto. Mi rispondono che è proprio quello che vogliono: saper aspettare anni, non avere fretta. […] Desiderano imparare la lentezza, e nulla è più lento di una pianta che cresce. Dicono anche che non vogliono avere scopi, ma sentimenti. che non vogliono avere concorrenti, ma amici.
In questo bellissimo romanzo, leggero nello stile e profondo nei contenuti, trovano posto le riflessioni dell’Autrice sulle incongruenze della modernità e sulle possibili alternative. La vera strada è quella verde, sembrerebbe indicare l’esperienza del protagonista, che dalle sue fronde strizza l’occhio a due celebri antecedenti letterari: Marcovaldo e Cosimo Piovasco di Rondò, il barone rampante di Italo Calvino.
Ludovica Valentini
Stasera alle ore 19 riunione del Club e dibattito tra le lettrici e i lettori su questo splendido libro da leggere e rileggere, per tutti. Pagine davvero ben scritte sulla scuola e sulla vita con le loro inevitabili sorprese. 🙂
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Peccato che non sono stata alla riunione dl mese scorso, mi avrebbe tanto piaciuto ascoltare i commenti dei compagni. Non ho ancora finito di leggere Una barca…perché ho dovuto buttarmi su “Le cose che bruciano”, comunque debbo dire che la delusione di Gaspare e quella stessa che ci provo ogni volta che si parla di “farla facile la scuola”
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Cara Viviana, grazie del commento. Hai ragione, fare facile la scuola non serve, in realtà elimina buona parte del piacere di apprendere. Per quanto riguarda il dibattito del gruppo riguardo al romanzo, si è parlato della questione dell’istruzione pubblica italiana ma anche, e Mastrocola è molto brava in questo, del dilemma esistenziale dei personaggi. Alla fine, come ricorderai, Gaspare crea un bosco-mondo che tutti desiderano riprodurre nelle loro case: la gente scopre di avere bisogno della Natura e della quiete, di contro alla fretta e alla competitività della società contemporanea.
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