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Migrazioni: “Il lungo viaggio”, di Leonardo Sciascia (2)

Dopo l’unificazione dell’Italia e fino agli anni ’80 del ‘900, 29 milioni di persone emigrarono dal nostro Paese. La maggioranza partì tra il 1876 e il 1915

Erano già le undici. Uno di loro accese la lampadina tascabile: il segnale che potevano venire a prenderli per portarli sul piroscafo. Quando la spense, l’oscurità sembrò più spessa e paurosa. Ma qualche minuto dopo, dal respiro ossessivo del mare affiorò un più umano, domestico suono d’acqua: quasi che vi si riempissero e vuotassero, con ritmo, dei secchi. Poi venne un brusìo, un parlottare sommesso. Si trovarono davanti il signor Melfa, che con questo nome conoscevano l’impresario della loro avventura, prima ancora di aver capito che la barca aveva toccato terra.

– Ci siamo tutti? – domandò il signor Melfa. Accese la lampadina, fece la conta. Ne mancavano due. – Forse ci hanno ripensato, forse arriveranno più tardi… Peggio per loro, in ogni caso. E che ci mettiamo ad aspettarli, col rischio che corriamo? Tutti dissero che non era il caso di aspettarli.Se qualcuno di voi non ha il contante pronto – ammonì il signor Melfa – è meglio si metta la strada tra le gambe e se ne torni a casa: che se pensa di farmi a bordo la sorpresa, sbaglia di grosso: io vi riporto a terra com’è vero dio, tutti quanti siete. E che per uno debbano pagare tutti, non è cosa giusta: e dunque chi ne avrà colpa la pagherà per mano mia e per mano dei compagni, una pestata che se ne ricorderà mentre campa; se gli va bene… Tutti assicurarono e giurarono che il contante c’era, fino all’ultimo soldo.

In barca – disse il signor Melfa. E di colpo ciascuno dei partenti diventò una informe massa, un confuso grappolo di bagagli. – Cristo! E che vi siete portata la casa appresso? cominciò a sgranare bestemmie, e finì quando tutto il carico, uomini e bagagli, si ammucchiò nella barca: col rischio che un uomo o un fagotto ne traboccasse fuori. (continua)

4 risposte a "Migrazioni: “Il lungo viaggio”, di Leonardo Sciascia (2)"

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  1. Oltre alla minaccia di Melfa il traghettatore, colpisce l’immagine dei fagotti: lasciando i propri luoghi d’origine, si cerca di portare con sé le masserizie, la “casa”, sì da far fronte all’ignoto che attende nella patria d’approdo. C’è un senso di pena verghiano di fronte a questi vinti e alla loro dignità così inerme.

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