Conversazione su Tiresia è il titolo del monologo che Andrea Camilleri (1925-2019) mise in scena al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018. Cieco lui stesso, lo scrittore e regista teatrale interpreta la figura dell’indovino non vedente il quale però percepisce cose che agli altri non è dato conoscere.
Andrea Camilleri (Porto Empedocle 1925 – Roma 2019) è stato uno degli scrittori più popolari degli ultimi trenta anni. Registra teatrale, critico, autore, inventore di personaggi cari al pubblico italiano (e non solo), come il commissario Montalbano, Camilleri ha regalato ai lettori innumerevoli pagine ricche di ironia e di saggezza sui vizi e le virtù della società italiana così come acute disquisizioni sulla storia della sua terra, la Sicilia.
Conversazione su Tiresia è il titolo del monologo che l’autore mise in scena al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018. Cieco da qualche tempo, Camilleri scriveva le sue ultime opere dettandole a una collaboratrice. Qui si misura con la consueta ironica eloquenza con la figura di Tiresia, reso cieco da Zeus e dotato di capacità divinatorie, del cui mito cui lo scrittore e regista teatrale presenta al pubblico non solo la genesi ma anche la fortuna letteraria, dall’antichità omerica a Dante, da Hugo von Hoffmansthal a Guillaume Apollinaire, dagli epigoni del modernismo come Ezra Pound, T.S. Eliot e Virginia Woolf fino al Cesare Pavese dei Dialoghi con Leucò, per arrivare a Pier Paolo Pasolini e a Primo Levi, che a Tiresia dedicò un racconto contenuto nel volume La chiave a stella.
Presentiamo qui l’incipit dell’opera, con un’avvertenza alla lettrice e al lettore: per leggere l’opera intera sarà necessario abbassare le luci e immaginare, in una sera d’estate come questa, il proscenio di un teatro greco dove Tiresia il cieco, Tiresia l’indovino, Tiresia cui toccò in sorte essere sia donna che uomo, vengono a parlarci.
Conversazione su Tiresia
(Al centro della scena c’è solo una poltrona rustica con accanto un tavolinetto.
All’inizio dello spettacolo si ode dall’esterno una musica di flauto, poco dopo entra in scena il flautista seguito da una decina di bambini che fanno chiasso, giocano, ridono e suonano le matroccole.
Dietro ai bambini entra Tiresia, accompagnato da un giovinetto che lo guida sino alla poltrona. Una volta che Tiresia si è seduto i bambini e il flautista escono. Resta solo il giovinetto seduto a terra accanto a Tiresia.
Parte la musica dei Genesis. Dopo un minuto Tiresia comincia a parlare)
TIRESIA. Chiamatemi Tiresia. Per dirla alla maniera dello scrittore Melville, quello di Moby Dick. Oppure Tiresia sono, per dirla alla maniera di qualcun altro.
Zeus mi diede la possibilità di vivere sette esistenze e questa è una delle sette. Non posso dirvi quale.
Qualcuno di voi di certo avrà visto il mio personaggio su questo stesso palco negli anni passati, ma si trattava di attori che mi interpretavano.
Oggi sono venuto di persona perché voglio raccontarvi tutto quello che mi è accaduto nel corso dei secoli e per cercare di mettere un punto fermo nella mia trasposizione da persona a personaggio.
Sono nato a Tebe, figlio di una ninfa che si chiamava Cariclo e di uno dei fondatori della città.
Tebe sorge a sud del Monte Citerone, un luogo che avrà larga parte nella mia storia. Non era un monte qualsiasi, si distingueva per le sue enormi pietre bianche che picchiettavano il foltissimo verde degli alberi e delle piante, dove si infrangevano fiumi e rivi di acqua purissima e freschissima.
Era un monte magico dove tutto poteva accadere.
Era stato a lungo il luogo prediletto per i fugaci amori di Zeus.
Era un monte dove ogni metamorfosi era possibile.

Tratto da Conversazione su Tiresia, edizione speciale per la messa in scena al Teatro Greco di Siracusa dell’11 giugno 2018. 2019 © Sellerio editore, Palermo.
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