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Ma l’Occidente deve proprio crescere? La Ceiling Theory secondo Paola Mastrocola

Nel romanzo Non so niente di te, Paola Mastrocola (Torino 1956) ipotizza un innovativo modello economico: non più crescita a dismisura ma un Déjeuner sur l’erbe planetario. Un invito a ripensare i nostri bisogni condividendo soluzioni e vantaggi.

Nel romanzo Non so niente di te, Paola Mastrocola (Torino 1956) narra la vicenda di Filippo Cantirami, giovane e brillante laureato alla Bocconi di stanza ad Oxford per proseguire i suoi studi di Economia. Da qui, nell’orgoglio dei genitori, Fil dovrebbe partire per la prestigiosa Stanford e completarvi il dottorato, ma nulla di tutto questo succede: nell’affettuosa, ironica trama ordita da Mastrocola, il giovane economista compie scelte che lo allontanano dalle ambizioni di famiglia. Convertitosi in pastore di pecore, immerso nella natura, il geniale Fil formulerà una nuova visione per l’economia del mondo: la Ceiling Theory. Ne riportiamo alcuni passaggi, invitando i lettori a sorridere ma anche a riflettere: abbiamo bisogno di meno, sembra insinuare l’autrice, e crescere a dismisura non è necessariamente la soluzione.

A Fil piacciono tutti i cieli. Azzurri, o giallini. Rosso fuoco, grigi e anche bianchi. […] Sono il suo soffitto, i cieli, per Fil. È ciò che la vita gli ha dato da guardare, in quel periodo. È un pastore, e quindi guarda il cielo. Non è vero che i pastori guardano le pecore: guardano i cieli che stanno sopra le pecore. Nessuno ci pensa, ma è così. […] Ebbene, il bello del cielo è che ci fa da tetto. […]

In Economia è la stessa cosa. A Fil sta venendo in mente che c’entri l’idea di avere un cielo sopra la testa. Che si debba accettare l’idea di tetto a proposito del problema della crescita, la crisi dell’Europa, l’America di Obama, il debito spaventoso, il PIL che non si muove, anzi, arretra, lo spread, la fiducia dei mercati che vacilla […] Bisogna mettere un cielo-tetto alla crescita. Non si può continuare così, a dismisura. Chiaro. […] Ogni Stato deve imparare a dire: bene, io sono partito di qui e arrivo fin qui, grazie, mi basta, gli altri arrivino dove possono arrivare, essendo partiti da dove sono partiti. Certo che se partono da più in basso fanno più strada. Se io parto dall’arrivo, sono già arrivato, e quindi di strada non ne faccio neanche mezzo metro. Ovvio. […] Se uno è gia arrivato, dove deve ancora andare? Magari si ferma un po’. Magari gli viene voglia di smettere di correre …

Arrivare, il segreto sta tutto nel significato etimologico di questo verbo: se uno ha già toccato la riva, ovvio che poi sta fermo. […] Fil se li vede come in una gara di corsa campestre, gli Stati Arrivati, chiaiamoli così. Compresa la vecchia Europa. Belli seduti in cerchio ai bordi della pista, li dove comincia il prato, esausti, sudati […], aspettando con fiducia che gli altri Stati del mondo a poco a poco arrivino, e si siedano anche loro lì al fresco, in modo che alla fine tutti diventino Stati Arrivati e si crei un colossale ammucchio, una specie di globale Déjeuner sur l’herbe collettivo. […] È una visione un po semplice, certo, per un economista,. Anche piuttosto … immaginifica, d’accordo. Surrealista, astratta. Fil se ne rende conto, non è così ingenuo. Ma vorrebbe adavvero che la crisi dei Paesi ricchi non fosse considerata una tragedia. […]

È una sfida nuova: non solo far crescere i Paesi emergenti, ma far sopravvivere i Paesi già emersi, non farli sprofondare. […] L’idea è prevedere uno “stato sereno di non avanzamento”. […] Sopravvivere alla propria ricchezza. Rimanere abbastanza ricchi senza più smaniare e sgomitare, anzi, aspettando gli altri, magari aiutandoli. […] A tutto questo arriva Filippo Cantirami […]: all’idea di un tetto, all’immagine rilassante e utopicamente equa di un “cielo economico” che abiti stabilmente sopra di noi e ci faccia un po’ da tetto, protezione e limite allo stesso tempo, sotto il quale provare a vivere, e a progredire, in modo nuovo. […] Ci arriva, e proprio nel momento in cui Jeremy sta per finire il dottorato a Stanford al posto suo, e tutti pensano che lui sia lì, e invece lui se ne sta sui prati intorno a Oxford, dove nessuno sa chi è e cosa fa, e studia, e pensa, e prende placidamente appunti per quella sua nuova teoria economica, che di lì a qualche anno sara nota come Ceiling Theory.

Tratto da Non so niente di te (Einaudi, 2013).

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