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Giardini d’inverno: “Stella Mattutina”, di Ada Negri

L’inverno in un giardino che gli occhi dell’infanzia vedono incantato. Così lo descrive la poetessa Ada Negri (1870-1945) nel romanzo autobiografico Stella mattutina.

Nel romanzo autobiografico Stella mattutina, la grande poetessa Ada Negri (Lodi 1870- Milano 1945) ricorda l’infanzia in compagnia della mamma, operaia, e della nonna, portiera in un edificio signorile. Per la piccola Ada, che la scrittrice adulta osserva con malinconica tenerezza, il giardino è il luogo della libertà: qui non esistono padroni per i quali si debbano aprire o chiudere cancelli, dame ricche da riverire o da cui ricevere rimproveri abbassando la testa. No, il giardino antistante la casa si rivela presto come luogo della scoperta, della comunione con la natura e infine, come narra il libro, della poesia. Riportiamo alcune immagini che la penna dell’autrice coglie nel biancore e nell’immobilità dell’inverno, prezioso alleato del silenzio e di un’incantata solitudine.

Ma il giardino è ben suo quando nevica, e i cristalli delle finestre sono sbarrati, e nessuno arrischia fuori la punta del naso.

Silenzio: vero, di carne e d’ossa, da toccare con mano: quel tal silenzio del quale si sente il respiro, come d’un uomo che dorma. Fra l’invetriata a smeriglio verso la strada e le vaste intelaiature a cristalli verso il porticato, la portineria giace in un chiarore pallidissimo d’alba.

In quella spettrale bianchezza, la nonna, immobile sulla poltrona, pare una figura di pietra. Neve sopra neve cade in giardino, incappuccia alberi e cespugli, copre le panche di soffici cuscini quasi azzurri a fissarli, ricama cornicioni e balaustri, vuol dire alla fanciulletta tante cose, che questa cerca di comprendere e ancóra non può. È una specie di lungo discorso in una lingua ignota, pieno di pause misteriose, dolcissimo.

Come le scotta fra le mani, la neve così fredda!… Tutto è divenuto piú piccolo e piú basso: le muraglie appaion nerastre, torbide di macchie e di lividori: l’aria ha un odore strano: il respiro si fa corto sotto la vertigine delle falde bianche, che si rovesciano sul bianco. Ella pensa di essere rimasta sola nel mondo. Non piú padroni, non piú scuola, piú nulla: nemmeno la madre. Le si dilata l’anima: le diviene leggera leggera: aderisce alla neve, si fa un fiocco di neve, scompare nel bianco.

Tratto da Stella mattutina (Mondadori, 1970).

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