Nel romanzo Passione di famiglia, Cristina Comencini (Roma 1956) osserva tre generazioni di donne attraverso un’unica storia: quella di Francesca, principessa napoletana caduta in disgrazia, e del suo amore con Francesco, mascalzone e marchese.
Nel romanzo Passione di famiglia, Cristina Comencini (Roma 1956) osserva tre generazioni di donne attraverso un’unica storia: quella di Francesca, principessa napoletana caduta in disgrazia insieme alla sorella Maria, e del suo amore con Francesco, marchese della stessa città ma anche, lo si narra nel romanzo, marito infedele, donnaiolo, in una parola “mascalzone”. La storia comincia nei primi decenni del ‘900: vi scopriamo subito il vizio del gioco, che trascina al tavolo verde l’aristocrazia borbonica segnandone ulteriormente il declino; il principe, padre delle due giovani sorelle, non fa eccezione alla regola, e le sue notti al tavolo dello chemin de fer fanno perdere alle figlie le ultime vestigia di un’eredità già fortemente erosa, condannandole ad una vita di miseria.
Sarà Francesca a prendere in mano la situazione: imparerà a cucire e con i proventi del suo mestiere di sarta manterrà se stessa, la sorella e la madre, mentre il destino conduce le tre donne da Napoli a Milano, poi a Roma, poi di nuovo brevemente a Napoli e infine, in modo definitivo, al Nord. A questi spostamenti non saranno estranee le vicende amorose di Francesca e Francesco, anche lui nobile, napoletano, coniugato e inguaribilmente infedele. Perennemente ingravidata da Francesco, cui darà sei figli, la protagonista unisce la passione amorosa per un uomo imprendibile a quella per il gioco, che già ha afflitto il suo casato. L’ultimo gesto di Francesca, ormai nonna e prossima a morire, sarà infatti predisporre le carte per l’ennesima partita, riandando intanto ai ricordi in compagnia della nipote, narratrice della storia. Del resto, il debole per gli uomini “mascalzoni” e per le carte si estende a tutti i rami del glorioso quanto disgraziato lignaggio: anche le figlie di Francesca e sua sorella Maria si sfidano con lo stesso “accanimento feroce” in partite che durano tutta la notte.
Il libro offre un efficace ritratto di una parte della società napoletana e del suo carattere, ma è anche uno studio penetrante della psicologia femminile. Tra le pagine, uno dei numerosi personaggi dell’opera riflette su “il segreto di Francesca, il suo, quello di tutte le donne che conosceva”, ovvero che “gli uomini sono solo gli arbitri di una partita tra donne.” A questa rivalità considerata inevitabile, la narrazione aggiunge però, e in misura abbondante, esempi della capacità femminile di coltivare rapporti profondi e duraturi: Francesca, Maria, la principessa madre, donna Angelina, Vera, Margherita si aiutano e si sostengono mutuamente; e perfino nei casi di inimicizia od ostilità dichiarata si trova spazio per il rispetto, come avviene in occasione dell’agonia di Francesco, gravemente malato, quando la legittima moglie accetta la presenza di Francesca nella casa del morente.
Da questo romanzo pochi personaggi maschili escono indenni, certamente non Francesco, che si rivela egoista fino alla fine; bellissimi appaiono invece la resilienza, l’originalità, il coraggio e i sentimenti, pur contraddittori, di ciascuna delle sue eroine.
Passione di famiglia, di Cristina Comencini, è edito da Feltrinelli (1994, terza ed. 2004).
Ludovica Valentini
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