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Settembre nelle pagine de “Gli occhiali d’oro”, di Giorgio Bassani (1916-2000)

L’arrivo di settembre porta con sé l’idea spesso malinconica del ritorno: si rientra a scuola, al lavoro, alle occupazioni da cui ci si è allontananti per le vacanze. Qui un brano significativo di Giorgio Bassani (1916-2000).

Come spesso accade sull’Adriatico, ai primi di settembre la stagione di colpo mutò. Piovve un giorno soltanto, il 31 agosto. Ma il bel tempo dell’indomani non ingannò nessuno. Il mare era inquieto e verde, d’un verde vegetale; il cielo d’una trasparenza esagerata, da pietra preziosa. Nel tepore stesso dell’aria si era insinuata una piccola persistente punta di freddo.
Il numero dei villeggianti cominciò a diminuire. Sulla spiaggia le tre o quattro file di tende o di ombrelloni si ridussero in breve a due, e poi, dopo una nuova giornata di pioggia, a una sola. Di là dai capanni ormai in buona parte smontati, le dune, ricoperte fino a pochi giorni avanti di una sterpaglia stenta e bruciacchiata, apparivano punteggiate da una quantità incredibile di meravigliosi fiori gialli, alti sui gambi come gigli. Per rendersi esatto conto del significato di quella fioritura bastava un po’ conoscere la costa romagnola.
L’estate era finita: da quel momento non sarebbe stata più che un ricordo.

Tratto da Gli occhiali d’oro, di Giorgio Bassani (Feltrinelli 2013. Prima edizione del romanzo: 1958).

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