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Il nonno e i motori dai ricordi di infanzia di Diego Marani (2)

Ormai rottamanto, il vecchio motorino non c’e più. Diego Marani segue il nonno Andrea nell’avventura di conseguirne uno nuovo.

Continua la narrazione delle prodezze del nonno Andrea, il quale grazie a una transazione inaspettata quanto gravida di conseguenze, ricava il denaro sufficiente a comprare un nuovo motorino.

Ma l’allegria di quell’ora solare fu presto dissipata dal retroscena che emerse lentamente fra le lacrime della nonna. Per aggirare le resistenze familiari il nonno si era procurato da sé, senza renderne conto in casa, il denaro per l’acquisto del ciclomotore. Vendendo il loculo che gli garantiva l’eternità accanto alla sua consorte. Con saggia previdenza, già da molti anni, la nonna aveva provveduto ada accaparrarsi due loculi attigui, in una posizione privilegiata e panoramica del cimitero, asciutti e luminosi, in alto subito accanto al cancello, vicini al chiosco del fioraio, facili da trovare e da accudire per i parenti. Nelle sue visite al cimitero, lanciava sempre un cauto sguardo alle due lastre di marmo bianco lassù, come per verificare che tutto fosse in ordine, pronto per il suo non più lontano trasferimento.

“Ci verrete a trovare qui, quando saremo coi denti all’insù!” diceva con un mesto sorriso, nell’amarezza confortata dalla prospettiva di quella definitiva e infine solida intimita con il nonno. Inevitabile che l’affronto della liquidazione del loculo equivalesse per lei a un tradimento. Alla tomba coniugale il nonno aveva preferito il Bravo Piaggio. Alla legittima moglie, compagna di tutta una vita, il vano chiasso di una motoretta. A nulla valse il rapido intervento di papà, che riacquistò immediatamente il loculo ripristinando cosi l’equipaggio della paradisiaca ascesa. Tanto ingiurioso il gesto non poteva essere facilmente perdonato.

Il nonno colpevole cercava in noi ragazzi un poco di solidarietà e noi, che pure non ci sentivamo di condannare quel suo colpo di testa, non ci azzardavamo a mandargli troppo scoperti segni di simpatia. Per lunghi giorni la nonna spazzò e lavò ripetutamente il marciapiede di casa con due tipi di scopa. Era il modo che aveva di scaricare la sua furia. Anche quando gli animi si placarono, la domenica era sempre un giorno di tensione. La nonna usciva di casa solo quando il cortile era vuoto. Allora dava una rabbiosa spazzata al marciapiede, soprattutto davanti alla rimessa da dove era uscito il ciclomotore, come per ripristinare il suo dominio. Poi tornava ad occuparsi del lavoro a maglia e delle sue confetture.

Il nonno ritrovò la giovinezza. Lo incontravo in paese, davanti al bar a caballo del suo Bravo scoppiettante o lo incrociavo sulle vie della campagna, quando superava la mia bicicletta indirizzandomi un gioioso colpetto di clacson. Ma poté godere poco del nuovo ciclomotore. Solo quella breve primavera. Che però fu luminosa e calda come s’era più visto da anni. Col sopravvenire dell’estate il nonno si ammalò. Dopo lunghe settimane passate nella penombra d’una stanza d’ospedale a spiare dalla finestra il suo orto lontano, un mal di stomaco se lo portò via. Quanto al Bravo Piaggio finì sotto un cellophane in fondo alla rimessa. Solo dopo molto tempo la nonna me lo offrì in regalo. “Basta che lo tratti bene. Il nonno ci teneva tanto!” mi disse spolverando la sella con uno straccio.

Tratto da Enciclopedia tresigallese, di Diego Marani (Bompiani 2006).

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