Gli anziani di famiglia con le loro passioni e idiosincrasie trovano posto in Enciclopedia tresigallese, antologia di ricordi di Diego Marani. Qui il nonno Andrea e il suo motorino, in una prosa piana ed ariosa come la vasta campagna ferrarese.
Spesso il nostro ricordo va oltre la generazione delle madri e dei padri; là dove è possibile ritrovare genealogie in parte sfumate, sullo sfondo delle nostre infanzie lontane si stagliano le figure dei nonni, ricostruite sulla base di memorie personali o anche grazie all’aiuto di aneddoti di famiglia tramandati e arricchiti da personaggi che furono loro vicini. Nelle pagine che seguono, tratte da Enciclopedia Tresigallese, Diego Marani (Ferrara 1959) recupera un ricordo che, nella ricchezza delle immagini e dei particolari, pare attingere al patrimonio della narrazione collettiva, restituendoci momenti e personaggi di un tempo nella loro interezza e vitalità.
BRAVO (da Enciclopedia tresigallese)
Con la bella stagione, le domeniche pomeriggio, al nonno Andrea piaceva partire a cavallo del suo motorino e raggiungere campagne lontane. Perlustrava i canali alla ricerca di qualche suo amico pescatore, visitava campi di tiro al piattello o fiere agricole dove si attardava ad ammirare moderni e potenti trattori. Ma soprattutto gli piaceva andare ad esplorare i luoghi della sua giovinezza, le fabbriche dove aveva lavorato, la casa ormai diroccata dove era stato in affitto. Subito dopo pranzo, portava il suo vecchio Bianchi nel cortile, lo tirava sul cavalletto e lo metteva in moto mentre ultimava i preparativi per l’escursione. Nelle borse di plastica sul portapacchi infilava un thermos, un’incerata, qualche frutto. Metteva gli occhiali da sole d’oro, regalo della zia di Milano, poi si serrava sotto il mento il cinturino del casco di pelle e partiva allegro, lasciando a mezz’aria sul prato un festoso fumetto viola. Ma una domenica d’aprile il vecchio Bianchi non si mise in moto. A calciarlo mandava un odore di petardo, un rumore di ingranaggio ingarbugliato. Il meccanico fu perentorio: pistone ingrippato, biella spezzata, modello troppo vecchio, ricambi fuori produzione.
Il nonno appiedato era triste. Fumava con le mani in tasca e guardava oltre il frutteto come se fosse il muro d’una prigione. L’acquisto di un nuovo motorino tutti in famiglia lo scoraggiavano. Le strade divenute più pericolose, i riflessi meno pronti, i moderni modelli di ciclomotore, così chiassosi e scomodi, tutte ragioni che inducevano alla riununcia. La nonna per prima commentava che non era più l’età, quella per scorrazzare in motocicletta. Giochi di carte, letture e passeggiate, questa doveva essere l’igiene del settantenne. Ma qualche domenica dopo, assonnati in salotto nell’ozio del dopopranzo, di colpo udimmo un nuovo, più fresco scoppiettio dal cortile. Corremmo alla finestra. Un Bravo Piaggio rosso fiammante luccicava nel sole.
Il nonno accolse con una risata il nostro stupore. Aveva cambiato anche abbigliamento. Giacca di veluto e foulard al posto del solito impermeabile. Partì come Easy Rider, inseguito dal cane. (continua)
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