Nel romanzo Quella metà di noi, Paola Cereda descrive il degrado della periferia, la solitudine urbana e i sogni a cui ognuno rinuncia.
Le periferie restano alveari di palazzi, con i giardinetti spogli di giostre e gli adolescenti seduti sulle panchine, ad ascoltare cantanti trap che raccontano di vite difficili trasformate dal denaro.
Matilde, maestra elementare in pensione, vive a Barriera di Milano, una zona periferica di Torino dove trovano rifugio tossicodipendenti e immigrati, dove i modesti negozi appartenenti alla piccola borghesia di una volta sono stati sostituiti da commerci gestiti da pachistani e cinesi, e dove trascorre l’esistenza un’umanità eterogenea spesso indigente e quasi sempre sola.
Sola è anche Matilde, nonostante abbia una figlia, Emanuela, un genero, dei consuoceri e due nipoti adolescenti. La sua è una famiglia dispersa dove i rapporti, infrequenti, si mantengono perlopiù a distanza, e sono i bisogni più immediati e pratici a dettare la frequentazione.
Badante presso una famiglia di Torino, ogni giorno, da alcuni anni, Matilde si occupa dell’ingegner Giacomo Dutto, ex dirigente della FIAT reso inabile da un ictus. Con lui vivono la moglie Laura e la cameriera Dora originaria della Romania. Anche qui, nella Torino benestante, i rapporti sono distanti e venati dal rancore: tra Giacomo Dutto e sua moglie Laura l’amore è finito da un pezzo, se mai è esistito, e la donna passa le giornate a litigare con la domestica mentre l’uomo giace nell’immobilità. In questo vuoto affettivo, l’unica passione che sembra accomunare tutti è quella del calcio, di cui si parla tanto nelle case del centro come in quelle della periferia.
– Lo sa perché vi chiamano gobbi? No? Glielo dico io. Per una maglia con lo scollo a v che indossavate nel ’56: dal collo entrava tanta di quell’aria da gonfiarvi sulla schiena come i palloni che eravate e siete rimasti. Ma secondo me la gobba vi e venuta a furia di inchinarvi davanti all’unica vera squadra della città, il grande Torino.- Toriiiino con la i lunga, sinonimo di partecipazione.
Sotto il peso non lieve dell’esistenza trascorrono le vite dei personaggi, tra debiti, problemi di salute, vuoti inesistenti, incertezze ed inevitabili segreti. E’ di questi che Paola Cereda fa il centro narrativo del romanzo: nelle parole della protagonista Matilde, Quella metà di noi è la parte che “non viene raccontata e che continua a esistere, nonostante l’imbarazzo.” L’ingegner Dutto ha commesso un’infedeltà. Sua moglie Laura spende cifre enormi al gioco. Dora è stata praticamente “venduta” dal marito. Emanuela sta per dichiarare bancarotta; e la stessa Matilde affida i risparmi a un amante imbroglione. Il degrado delle periferie, la solitudine urbana, la ricerca d’affetto e i sogni a cui si rinuncia creano un collage di quotidianeità che l’autrice trasmette senza aggiunte estetiche, limitandosi ad esporre la zona incognita che ognuno di noi possiede, e che potrebbe non solo esplorare, ma anche rivelare a sé e agli altri con sincerità e chiarezza e vivere così una vita più autentica.
Quella metà di noi è stato pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Perrone.
Ludovica Valentini
Le nostre società sono in rapido cambiamento: globalizzazione e degrado urbano ne sono alcune conseguenze. Nei grandi centri così come nelle periferie, la famiglia tradizionale sembra sfilacciarsi mentre nuovi membri, procedenti dai flussi migratori, sono chiamati a colmarne fragilità e solitudini dando vita ad esperienze inedite di comunità.
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