Notte del 31 dicembre 1958. Elena e Lila, amiche inseparabili, prendono parte alla festa che Stefano Carracci ha organizzato per Capodanno: sarà un duello di mortaretti e razzi contro i pericolosi fratelli Solara.
Nel romanzo L’amica geniale, di Elena Ferrante, l’infanzia delle protagoniste Lila e Lenù trascorre in una Napoli danneggiata dalla guerra che si avvia alla ricostruzione. La loro adolescenza coincide con gli anni del miracolo economico, che anche per il loro rione significa il sopraggiungere di migliori condizioni di vita e per alcuni perfino l’agiatezza. E’ il caso dei fratelli Solara, che tutti sanno essere dei camorristi.
La notte del 31 dicembre 1958, Elena e Lila, ormai amiche inseparabili, prendono parte alla festa che Stefano Carracci ha organizzato per Capodanno: sarà un duello di mortaretti e razzi contro i fratelli Solara.
Dal balcone il fuoco si intensificò bruscamente, il cielo e la strada ricominciarono a esplodere. A ogni lancio, specie se il petardo faceva un rumore di annientamento, dal balcone arrivavano oscenità entusiastiche. Ma, a sorpesa, ecco anche Stefano, Pasquale, Antonio, Rino presero a rispondere con altri lanci ed equivalenti oscenità. A razzo dei Solara loro opponevano razzo, a trictrac trictrac, e in cielo si allargavano corolle mirabili e di sotto la strada avvampava, tremava, e Rino a un certo punto montò addirittura in piedi sul parapetto urlando insulti e lanciando botte potentissime mentre sua madre strillava di terrore, gridava: -Scendi, se no cadi giù-. […] Le esplosioni causate dai Solara stavano diventando sempre piu potenti, un loro razzo invece di finire in cielo scoppiò contro il parapetto del nostro terrazzo con un bagliore rosso fragoroso e fumo soffocante.
-L’hanno fatto apposta!- gridò Rino a Stefano, fuori di sé. Stefano, un profilo scuro nel gelo, gli fece sengo di calmarsi. Corse in un angolo dove aveva depositato lui stesso una cassetta che noi ragazze avevamo ricevuto l’ordine di non toccare, e attinse lì invitando a servirsi. […] Tutti accorsero ridendo. Ripetevano: Sì, facciamoglielo sentire, tiè, strunz, tiè, e facevano gesti osceni verso il balcone dei Solara. Noi guardavamo le loro frenetiche forme nere tremando sempre più di freddo. Eravamo rimaste sole, senza alcun ruolo. Anche mio padre era sceso di sotto insieme allo scarparo. Lila non so, era muta, presa dallo spettacolo come da un enigma. […]
Gareggiarono coi Solara per non so quanto tempo, esplosioni da un lato e dall’altro come se terrazza e balcone fossero trincee, e tutto il rione sussultò, vibrò. Non si capiva più nulla, boati, vetri schiacciati, cielo sfondato. Anche quando Enzo gridò: -Hanno finito, non hanno più niente-, i nostri continuarono, Rino soprattutto continuò, finché non restò nemmeno più una miccia da bruciare. Quindi levarono tutti un coro vittorioso saltando o abbracciandosi. Infine si calmarono, arrivò il silenzio.
Ma durò poco, fu interrotto dal montare di un pianto lontano di bambino, da grida e insulti, da auto che avanzavano per le strade ingombre di detriti. E poi vedemmo lampi sul balcone dei Solara, ci arrivarono rumori secchi, pah, pah. Rino gridò deluso:-Ricominciano-. Ma Enzo, che capì al volo quello che stava succedendo, fu il primo a spingerci dentro, e dopo di lui anche Pasquale, anche Stefano. Solo Rino seguitò a lanciare insulti pesanti, sporgendosi dal parapetto del terrazzo, tanto che Lila scansò Pasquale e corse a tirare dentro il fratello urlandogli insulti a sua volta. Noi ragazze calammo di sotto gridando. I Solara, pur di averla vinta, ci stavano sparando addosso.
Tratto da L’amica geniale, di Elena Ferrante, edizioni e/o
Questi personaggi si ritrovano nei romanzi posteriori che compongono la quadrilogia. Si va via da Napoli, si cambia vita, ma le figure del passato continuano ad esistere.
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