Nella Ferrara di Giorgio Bassani il treno è un elemento frequente. Qui lo ritroviamo in veste poetica, lungo il percorso che dal capoluogo porta alla città di provincia.
Ferrara, microcosmo letterario di Giorgio Bassani (1916-2000) dà titolo a questi versi in cui un treno fa ritorno da Bologna alla città di provincia. Lo scrittore coglie immagini di esistenze umili che conoscono la stanchezza del lavoro e i sedili di terza classe.
Verso Ferrara
È a quest’ora che vanno per calde erbe infinite
verso Ferrara gli ultimi treni, con fischi lenti
salutano la sera, affondano indolenti
nel sonno che via via là spegne pievi rosse, turrite.
Dai finestrini aperti l’alcool delle marcite
entra un po’ a velare il lustro delle povere panche.
Dei poveri amanti in maglia scioglie le dita stanche,
fa deserte di baci le labbra inaridite.
Non è un caso isolato nella narrativa di Bassani: treni e stazioni appaiono frequentemente in romanzi come Gli occhiali d’oro o Il giardino dei Finzi-Contini, così come nelle Cinque storie ferraresi. Si tratta di luoghi che l’occhio attento del romanziere colma di significato, anche nel segno della memoria. Va ricordato a questo proposito che una lapide nella Stazione di Ferrara ricorda i deportati ai campi di raccolta di Fòssoli, da cui partivano i treni per la Germania.
Ludovica Valentini
“per calde erbe infinite”… Con il suo andamento piano, la nostra bellissima lingua si presta meravigliosamente a questi versi che sembrano mimare il movimento del treno lungo le verdi distese visibili dal finestrino. Grazie Bassani!
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