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Sere d’agosto: “Quasi amore”, di Ugo Cornia

Un breve estratto estivo da Quasi amore, di Ugo Cornia (Modena 1965), narrazione-riflessione sul tempo, gli affetti, l’assenza.

Da piccolo, mentre lei guidava, ho sempre fatto con mia madre un gioco che funzionava così: che lei sceglieva un colore, io un altro, e alla fine del viaggio, per esempio, se erano passate più macchine grigie vinceva lei, se erano passate più macchine verdi vincevo io. Adesso quel gioco deve essermi impazzito nel cervello, e la mia vita, con dei suoi raggi invisibili, manda dei segnali alla mia testa.

In quei mesi una sera d’agosto sono andato con una mia amica in un bar con i tavolini all’aperto, posto su un viale, e non ce la cavavo a guardarla in faccia con continuità. Anche se questa ragazza mi è sempre piaciuta per un’ora mi sono girato continuamente per vedere quali macchine passavano. Per tre minuti mi sforzavo di guardarla in faccia, ma poi mi ripartiva la testa, come se queste macchine avessero un potere sul mio collo di farlo girare. Infatti, più o meno dopo una settimana, sono tornato con la stessa ragazza a bere qualcosa in un altro bar con i tavolini all’aperto e io mi sono seduto subito con la faccia verso il muro in modo da guardarla in faccia e basta, senza che i miei occhi mi scappassero continuamente via. Allora siamo riusciti a parlare. Per un’ora abbiamo parlato e ci siamo anche divertiti. Finalmente mi è sembrato di essere proprio lì dov’ero, non da un’altra parte.

Questo fatto di essere per metà dove sono e per metà non so dove, guardando gli spazi aperti attendendo che ci succeda dentro qualcosa che mi riguarda, è una cosa che mi ammazza.

Qualcosa deve avermi disturbato veramente, anche perché da un certo momento in poi le cose non sono state più le cose, ma hanno iniziato a essere dei segni di qualcos’altro che non so neanche cosa sia, stando io in primo luogo ad aspettare. Ma il fatto di guardare un albero pensando che potrebbe diventare di un’importanza risolutiva per la tua vita, è una cosa che uno normale lo disturba.  […]

Nel 1982, mentre camminavo, non riuscivo proprio più a vedere né le buche né i gradini perché nel mio cervello passavano continuamente delle cose. […] E per tutto il 1982 nei marciapiedi rovinati sono caduto spesso per terra. Anche l’ultimo dell’anno del 1981, durante il brindisi, mi sono augurato che l’82 fosse migliore dell’81 e l’82 è stato un anno mostruoso, mentre nel ’95 non mi sono augurato niente.

Comunque nel 1982 c’era ancora la mamma, con tutto quello che il suo esserci comportava.

Quasi amore è stato pubblicato da Sellerio nel 2014. Dello stesso autore era uscito nel 1999 Sulla felicità a oltranza, Premio Bergamo 2001.

Ludovica Valentini

Quasi amore, di Ugo Cornia

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