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La Ferrara di Giorgio Bassani (5): “Au vert paradis…”

Ferrara, Parco Bassani – Foto di Rosa Sánchez

Parco Bassani e l’addio a Micòl.

… ti loderò come si loda il volto / di colei che sul nostro cuor s’inclina / per aver pace di sue felicità lontane. (Gabriele D’Annunzio, Ferrara)

Il Parco Bassani forma parte di un progetto municipale denominato Addizione Verde per richiamare quello della Addizione Erculea, il disegno urbanistico che fece di Ferrara uno degli esempi più riusciti della città ideale vagheggiata dal Rinascimento. Il favoloso giardino che circondava la villa dei Finzi-Contini non esiste se non nell’immaginazione letteraria. E’ nel parco allora che, insieme all’autore, saluteremo per sempre Micòl.

Siamo nelle pagine del romanzo Il giardino dei Finzi-Contini. Una notte di fine agosto del 1939, il narratore si scopre improvvisamente vicino al muro di cinta del giardino:

Verso mezzanotte, senza sapere nemmeno io perché, che cosa davvero cercassi, ero dalla parte opposta della città, a pedalare lungo il viottolo di terra battuta che correva liscio e sinuoso sul ciglio interno delle Mura degli Angeli. C’era una magnifica luna piena: così chiara e luminosa nel cielo perfettamente sereno da rendere superfluo l’uso del fanale. Pedalavo adagio. […]

Cominciai a camminare sull’orlo del pendio erboso, gli occhi fissi alla magna domus. Tutto spento, in casa Finzi-Contini, e sebbene le finestre della camera di Micòl, che davano verso mezzogiorno, non potessi vederle, ciò nondimeno ero certo che anche da quelle non trapelasse la minima luce. Giunto infine a dominare dall’alto il punto esatto del muro di cinta «sacro», come diceva Micòl, «au vert paradis des amours enfantines», fui assalito da un’idea repentina. E se fossi entrato nel parco di nascosto, scalando il muro? Da ragazzo, in un lontanissimo pomeriggio di giugno, non avevo osato farlo, avevo avuto paura. Ma adesso?

E nell’oscurità del parco, il narratore crede improvvisamente di capire:

Micòl, sicuro. Con Giampi Malnate. Con l’amico intimo del fratello ammalato. Di nascosto dal fratello e da tutti gli altri di casa, genitori, parenti, servi, e sempre di notte.

Il verde paradiso degli amori infantili si chiude su questa subitanea certezza. L’autore ha intessuto fin qui la narrazione intorno a un locus amoenus, il luogo atemporale del mito che la Storia, facendo irruzione, distrugge. La cacciata dall’Eden è duplice: da una parte lo si deve abbandonare perché non è più possibile mantenere anche solo una parvenza di dignità di fronte a Micòl; dall’altra perché le persecuzioni antiebraiche scardineranno le difese dei Finzi-Contini, decretandone la deportazione. Il passaggio doloroso dalla giovinezza all’età adulta, il farsi uomo del narratore che segna per l’individuo l’abbandono del paradiso, trova un parallelo nella tragedia di un gruppo, allontanato per sempre dall’isola di felicità dove, ad eccezione di Micòl, tutti, chiudendo gli occhi, hanno ignorato il pericoloso presente. E’ con affetto e malinconia che li ricorda Bassani e noi, nel parco a lui dedicato, ricordiamo uno scrittore tra i più grandi che ci abbia dato l’Italia.

Ludovica Valentini

La verità è che i luoghi dove si ha pianto, dove si ha sofferto, e dove si trovarono molte risorse interne per sperare e resistere, sono proprio quelli a cui ci si affeziona di più. (Giorgio Bassani, Cinque storie ferraresi)

Ferrara, Parco Bassani – Foto di Francesca Coca

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6 risposte a "La Ferrara di Giorgio Bassani (5): “Au vert paradis…”"

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  1. Sull’intuizione del narratore si è molto discusso, ma è comunque l’episodio che
    lo convince ad abbandonare per sempre la frequentazione dei Finzi-Contini.

    “Quand’ecco, come in risposta, arrivare di lontanissimo attraverso l’aria notturna un suono flebile, accorato, quasi umano. Lo riconobbi subito: era il suono della vecchia, cara voce dell’orologio di piazza, che stava battendo le ore e i quarti. Che cosa diceva? Diceva che ancora una volta avevo fatto molto tardi, che era sciocco e cattivo da parte mia continuare a torturare così mio padre, il quale, anche quella notte, in pensiero perché non rincasavo, non riusciva probabilmente a prendere sonno, e che infine era tempo che mettessi l’animo in pace. Sul serio.”

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