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“Ai capricci della sorte”: un’italiana conquista Algeri

Ai capricci della sorte io so far l’indifferente ma un geloso impertinente io son stanca di soffrir.

Può un libretto d’opera far testo su questioni di genere? Viene voglia di rispondere di sì quando il testo in questione è L’italiana in Algeri, celeberrimo dramma giocoso di Gioacchino Rossini (1792-1868) il cui libretto fu scritto da Angelo Anèlli (1761-1820).

L’8 maggio si è celebrata la Giornata internazionale dell’Opera, e vale la pena ricordare un genere musicale in cui l’Italia ha dato moltissimo al mondo. Ecco allora il personaggio di Isabella, un’avvenente italiana originaria di Livorno la quale, salpata su un vascello da Venezia, viene fatta prigioniera dai corsari del capriccioso Mustafà, signore di Algeri. Questi infatti ha appena ripudiato Elvira, sua consorte, ed è alla ricerca di una nuova moglie. Ma alla prepotenza del sovrano, Isabella saprà opporre la sua astuzia: L’italiana in Algeri è una lezione d’intelligenza e abilità femminili poste al servizio della libertà e dell’emancipazione di tutte le donne. Non solo Isabella escogiterà un modo ingegnoso per venir fuori dalle pretese di Mustafà ma, grazie al testo di Angelo Anèlli, diverrà anche un modello per Elvira:

ISABELLA: Andate… andate… Arrossisco per voi.

ELVIRA: Ah se sapeste che razza d’uomo è il mio!

ISABELLA: Finché fate così, la colpa è vostra.

ELVIRA: Ma che cosa ho da fare?

ISABELLA: Io, io v’insegnerò. Va in bocca al lupo chi pecora si fa. Sono le mogli, fra noi, quelle che formano i mariti.

La comicità dell’opera si avvale di un testo vivace, che sfrutta l’intrigo per creare scene dove possa risplendere il virtuosismo canoro dei personaggi, così caratteristico della musicalità di Gioacchino Rossini: perciò alla corte di Mustafà troviamo Lindoro, promesso di Isabella, divenuto schiavo del potente monarca. Vi è poi Taddeo, che di Isabella è un ammiratore, il quale deve fingersi suo zio per evitare guai maggiori, cosa che inevitabilmente gliene arrecherà degli altri. E su tanti uomini non del tutto capaci (nel libretto i pappataci) trionfa lei, l’italiana in Algeri, sicura di sé in ogni momento e decisa ad ottenere il suo scopo. Haly-Bey, luogotenente di Mustafà, giungerà a dire:

Le femmine d’Italia son disinvolte e scaltre. E sanno più dell’altre l’arte di farsi amar. Nella galanteria l’ingegno han raffinato: e suol restar gabbato chi le vorria gabbar.

Il libretto si conclude con la liberazione e il ritorno a casa degli italiani. Mustafà deve arrendersi alla superiorità di Isabella la quale, mettendo in scena una serie interminabile di capricci, lo sfinisce e lo fa tornare, pentito, nelle braccia di Elvira. Trionfa l’amore, ma soprattutto trionfa una prodigiosa energia canora che si avvale di un libretto felicemente arguto. Angelo Anèlli sostiene qui la causa del genio – allegro, femminile ed italiano:

Buon viaggio. Stien bene. Potete contenti lasciar queste arene. Timor né periglio per voi più non v’ha. La bella italiana venuta in Algeri insegna agli amanti gelosi ed alteri, che a tutti, se vuole, la donna la fa.

L’italiana in Algeri fu rappresentata a Venezia il 22 maggio 1813.

Ludovica Valentini

Rossini, L'italiana in Algeri: quartiere arabo

3 risposte a "“Ai capricci della sorte”: un’italiana conquista Algeri"

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  1. Cara Viviana, sì, mi avevi parlato di avere perduto un articolo. Beh, qui il tema come sai è giocoso e segna una vittoria femminile, non fondata sulla bellezza ma sull’intelligenza. Non è poco. E poi la musica è straordinaria come sempre. Grazie dei tuoi commenti e a presto.

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